La trattoria

La storia della Trattoria San Ferdinando tra parole e fotografie.

Tra Teatro e Cucina

Aldo ha negli occhi un lampo di carbone. I capelli corti neri. Più astuzia che allegria. In quella faccia un pò così, tra Charlot e il Pappagone di Peppino De Filippo, porta il suo mestiere. Cuoco di principi e marchesi. Come suo padre, “Ciro Occhiobello”, gestiva la cucina di Palazzo Reale.

La burocrazia si sveglia e mostra la sua perfidia: un tipo con le mezze maniche informa con aria innocua la famiglia Bruno. Sembrava dicesse la cosa più normale. Se volete rimanere qui, dovete vincere una gara d’appalto. La vinse chi non conosceva Palazzo Reale ma il paradiso, dove aveva forse qualche amico, sbagliano anche i santi. Si spensero i fuochi a corte. Per Aldo Bruno, il figlio di “Occhiobello”, è lo sfratto. Con famiglia e pentole attraversa la piazza. Nasce la trattoria “San Ferdinando” sulla salita di via Nardones.

 

La tradizione è una cosa seria

trattoria san ferdinandoCucina tipica di buona scuola. Aldo  ai fornelli, moglie alla cassa, in sala i figli Daniela e Marco. C´è clima: una cascata di tegami di rame e ghirlande di agli, mattoni, tendine ricamate oltre la porta a vetri.

La sera apre tre volte, dal mercoledì al venerdì. È il trionfo del gusto napoletano. Minestre con ceci o verza, il baccalà prevale su spigole e orate che pure ci sono, calamari ripieni, la frittura di paranza finisce subito quando il male la manda, polpette e spezzatino preferiti alle bistecche, grandi vini da guardare: Marco versa in caraffa bianchi e rossi della casa. Luci basse, una insegna piccola, una trattoria che vuol nascondersi, ma c’è sempre gente, e spesso la stessa.